Avevo iniziato a scrivere questo articolo diversi giorni fa.. ma probabilmente, ancora doveva maturare…

Nei primi giorni di agosto, lungo i bordi di una stradina lontana dal centro, ho notato un campo in cui la terra era stata appena lavorata, una scena che avrò visto tantissime volte, ma che non avevo mai osservato bene e messo in relazione con la nostra vita…

Il mio pensiero è andato alle tante parabole utilizzate da Gesù , per spiegare il Regno dei Cieli attraverso la vita campestre.

Onestamente, io capisco poco e niente di agricoltura, per cui mi calo con profonda umiltà, su un “terreno”, (concedetemi il gioco di parole) difficile e sconosciuto…

Le zolle del terreno, erano state praticamente rivolte e credo sia stata questa immagine, che impressa nella mia mente, ha fatto scattare il parallelismo con la nostra vita, a quelle situazioni, in cui vieni improvvisamente scosso da qualcosa di imprevisto, che lacera fino in fondo tutti gli strati di quello che fino a quel momento credevi intoccabile.

L’ esperienza dei contadini, li porta a capire quando un terreno non è più in grado di dare raccolto, quando è il momento di stravolgere le zolle, farlo riposare in attesa della preparazione per una nuova semina.

La naturale fertilità del terreno dipende da un insieme di fattori, a cominciare dalla presenza di materia organica e dalla vita di una miriade di microrganismi utili che popolano il sottosuolo: funghi, muffe, alghe, batteri, etc. etc… E’ importante che l’azione del coltivatore non vada a devastare questo equilibrio.

Questa è un’operazione che può scompensare molto il terreno, ovviamente ha anche molti effetti positivi, nel renderlo sciolto e drenante, oltre che nel contrasto a erbe infestanti, e forse come nel caso di questo campo, credo..( ma ripeto non è che ne capisca un granché) avrà un tempo di riposo….

Ma dopo questo sconvolgimento, sarà un terreno pronto ad accogliere il seme per poter produrre abbondante raccolto.

Questa immagine mi fa vedere la cosa sicuramente da un altro punto di vista….senza fare del moralismo, spesso ( io per primo..) ci lamentiamo delle cose che ci accadono ma non riusciamo a vedere, la mano sapiente e paziente “dell’ agricoltore” che viene a trasformare un campo ormai infruttuoso, se vogliamo “morto”, in qualcosa di nuovo, pronto ad ospitare nuova vita…chiedo scusa in anticipo per tutte le persone ferite dalla vita, a cui queste parole possono sembrare irrispettose e fuori dalla realtà…

Certamente bisogna fare i conti con la vita reale, con il dolore di una malattia, della perdita di una persona cara o semplicemente il saper accettare se stessi.

La mia non vuole essere una risposta preconfezionata e ritengo che ogni vita sia unica con le sue mille sfaccettature.

Spero solo di ricordare questa immagine e poterne far tesoro e magari riuscire insieme a voi a guardare con occhi diversi e da un punto di vista nuovo, e cioè quello di un agricoltore che per salvare il terreno farebbe di tutto……