
Sulle orme di San Francesco
Le parole del Santo Padre, di un omelia di qualche tempo fa e il messaggio di un caro amico che ringrazio, mi hanno spronato a scrivere questo articolo, che ripubblico.
…svuotò se stesso e si fece ubbidiente fino alla morte… questo il testo del messaggio che subito mi ha fatto pensare ad un episodio avvenuto circa 5-6 anni fa.
Ero in vacanza con mia madre e mio figlio in un paesino del monte Amiata ( Toscana).
Quei posti mi hanno da sempre affascinato, probabilmente dovuto anche ai bei ricordi che ne conservo.
Mentre mi dirigevo verso Piancastagnaio, attraverso le stradine che collegano un paesino all’altro, faccio caso ad un sentiero che dalla strada si intravede e che sale nel bosco.
Accosto l’ auto lungo la strada, scendo a piedi e preso da un forte impulso di scoprire dove porti quel sentiero, inizio a percorrerlo.

Con mia grande sorpresa, scopro che si tratta di un posto in cui si racconta sia passato San Francesco durante la sua missione evangelizzatrice.

Infatti si narra che San Francesco si recò sul Monte Amiata per visitare il luogo dove sarebbe sorto un nuovo romitorio del suo ordine.
Stanco per il viaggio, si sedette a riposare sotto “l’ospitale chioma” di un leccio già a quel tempo di notevoli dimensioni. Da quel giorno, anche in inverni particolarmente nevosi, intorno a quella pianta la neve non attecchisce.
Ma c’è di più; guardiamo all’età e alle dimensioni raggiunte dal leccio delle Ripe: c’è chi parla di mille anni, ma è più ragionevole pensare a circa 800, e scusate se è poco… L’altezza è di quasi 20 metri, altrettanti conta la circonferenza della chioma, e quella della base del tronco è più di 7.
Questo leccio da allora è oggetto di venerazione da parte di tanti fedeli, alcuni dei quali piantano alla sua base croci di legno, segno di riconoscenza per grazie ricevute.

Quale emozione ho provato in quel momento… proprio li, San Francesco si fermò a riposare, tutto sembrava fermarsi, come d’incanto il vento aveva cessato di soffiare, mi sentivo catapultato in un piccolo angolo di paradiso…

D’improvviso, una bellissima cerva distoglie la mia attenzione, mi guarda e subito scompare nel fitto bosco.
Mi inginocchio in preghiera, sotto il leccio, tra le tantissime croci che nel tempo sono state piantate.
Credo di aver perso la cognizione del tempo, sembrava di esserci stato un eternità.
Mosso da un forte impulso interiore, cerco di salire sulla parte più alta del terreno, per vedere meglio questo enorme albero e scopro che al suo interno è completamente vuoto…
Rimango sbigottito, già perché proprio non immaginavo che un albero così grande, così possente da portare i suoi rami pieni di foglie per diversi metri tutto intorno, al suo interno fosse vuoto.
Mi sono accovacciato ed ho iniziato a pensare…
Questo albero, ha dato riparo in tutti questi anni a viandanti, animali, uccelli. San Francesco stesso, lo aveva scelto per riposare…
Chissà che il segreto non sia proprio questo, pensai…, svuotarsi completamente per servire gli altri…
In quel momento fu una grandissima lezione di vita, data da un vecchio albero ad un piccolo uomo pieno di se stesso …

Quel vecchio albero di oltre 600 anni, era il testimone della parola Svuotò se stesso e si fece ubbidiente fino alla morte.
Chissà San Francesco quali sublimi pensieri e quali parole di lode a Dio avrà avuto per il riparo di questo albero…

Una cosa è certa, oggi a distanza di anni, le parole di quel messaggio e dell’omelia, riecheggiano e mi riportano li… come a dimostrazione che, lo svuotare se stessi, porti alla morte dell’ “io” per il “noi” proprio come questo leccio rappresenta.
Cosi : se apparentemente può sembrare di perdere qualcosa, in realtà si guadagna…
Certo, bisogna avere radici forti, e quale radici migliori dell’ albero “Maestro” ? Se le nostre radici, saranno ben piantate ed irrigate dall’acqua sgorgata dalla ferita del costato di Gesù, allora potremo essere suoi discepoli.