E qui fecero per lui una cena
Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118)
Dio ti benedica !
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12,1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Parola del Signore.
COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO
Lo spreco della gratuità
Il Vangelo del lunedì Santo inizia con il racconto di una cena. Sei giorni prima della Pasqua Gesù è invitato a casa di Marta, Maria e Lazzaro. È una cena di amici, perché questi tre fratelli sono tra gli amici più cari di Gesù. Mancano pochi giorni alle ore della Passione e Maria compie un gesto scandalosamente bello:
“Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”.
Non si riportano discorsi, ma gesti, forse a suggerirci che l’amore è sempre un fatto concreto, non una discussione. L’Amore è l’infinita tenerezza con cui Maria unge Gesù. È una tenerezza da spreco, è inutile agli occhi di Giuda che con una logica tutta umana dice:
“Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”.
Quante volte le medesime parole le ripetiamo noi o le sentiamo scagliate contro la Chiesa. Parole che sono umanamente comprensibili ma troppo miopi per capire l’amore. Esso è sempre uno spreco, perché chi ama non calcola ma dà tutto. Solo chi ama così i piedi di Cristo è in grado di amare bene i poveri. Diversamente si convincerà che i poveri sono solo folle da sfamare, non persone da amare, di cui il pane ne è solo una modalità, ma solo una.
E chi ragiona così solitamente conclude dicendo che le suore di clausura sono uno spreco mentre quelle missionarie sono utilissime. Così pensiamo che il verbo “fare” sia superiore al verbo “essere”, ma è esattamente il contrario. Bisogna “essere” amore più che semplicemente “fare” amore. In verità l’immensa lezione che si consuma pochi giorni prima della Pasqua in casa di Marta, Maria e Lazzaro, è la prefigurazione di quello “spreco” che sarà la morte di Gesù in croce.
È Lui il vasetto pieno del buon profumo dell’Amore del Padre che rotto nella morte spargerà per tutto il mondo e per tutta la storia il profumo della Misericordia di Dio. È lo spreco della gratuità.
Fonte: nellaparola.it