II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Prendi parte alla gioia del tuo padrone



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !



VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

Il cuore vicino a Lui

Nella pagina del Vangelo di oggi Gesù smaschera un atteggiamento che non riguarda solo i suoi contemporanei ma anche ciascuno di noi: trasformare la fede in una semplice somma di riti, precetti e tradizioni. Se l’esperienza della fede si riduce solo ad abitudini religiose allora quando la vita si presenterà con qualcosa di serio esse non potranno salvarci perché altro non sono che puri gesti messi in atto per eludere la cosa più importante: conoscere e amare la persona di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. 

Se un digiuno, una preghiera, una tradizione religiosa perde di vista il suo fine ultimo che è essere in rapporto con Cristo, alla fine potremmo diventare esperti religiosi ma essere praticamente degli atei nel senso più esistenziale del termine, cioè vivere senza Dio. 

Nessuna religiosità deve prendere il posto di un rapporto vivo con Gesù. Se un precetto, anche il più lodevole, diventa più importante di Gesù stesso allora ciò significa che ci siamo ammalati di questa forma di ipocrisia denunciata da Gesù nel Vangelo attraverso le parole del profeta Isaia:

“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

È il cuore vicino a Lui la nostra più vera preoccupazione. Per questo mi vengono in mente tante comunità, associazioni o movimenti ecclesiali che delle volte difendono di più i loro approcci, le loro tradizioni, e le loro lodevoli abitudini fino al punto di idolatrarle, e rischiando così di relativizzare Cristo invece che relativizzare se stessi e le proprie tradizioni. In questo senso dobbiamo sempre vigilare, nessuno è immune da questo rischio. 

Commento del 2023

Fonte: nellaparola.it



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