
Sul finire di novembre, mentre tornavo in auto dalla Toscana per un viaggio di lavoro, mi è capitato che la radio si accendesse accidentalmente, sfiorando la rotellina del volume incorporata nel volante.
Non ho fatto caso a quale trasmissione fosse. Uno di quei programmi radiofonici, nel quale viene data la possibilità agli ascoltatori di intervenire in diretta.
Si parlava di “fare memoria” della tenerezza.
Sono rimasto piacevolmente colpito dall’ intervento di una nonna, la quale raccontava di quanto il profumo, o meglio ancora la fragranza delle sue bimbe ( ed in seguito dei nipotini), le fosse rimasto impresso per molti anni. Quel semplice gesto di poggiare delicatamente il naso tra le pieghe del collo dei neonati, le provocava sensazioni così piacevoli che in seguito, le bastava riportare la mente ed il cuore a quei momenti, per poter affrontare anche momenti difficili della sua vita.
Mi ha sorpreso, visto che era un gesto che mi piaceva tanto fare anche a me, e ricordo che non vedevo l’ ora di tornare a casa dal lavoro, per annusare nostro figlio e a volte per paura di svegliarlo, annusavo i suoi pigiamini.
Non credo sia stato un caso che abbia ascoltato quel pezzetto di trasmissione, proprio a poche ore dal ritiro a cui avrei partecipato per l’ inizio della preparazione all’ Avvento.
Ho avuto la possibilità, di riflettere su quelle parole.. e di ” azzardare” perché no, quel gesto sul piccolo bambino di Betlemme..
Provate ad immaginare la scena.. siete li, oggi come più di duemila anni fa.. presi dallo stupore nel vedere una creatura così fragile, tutta avvolta in un morbido panno su di una greppia in una grotta di rifugio per i pastori..
Un silenzio che ti penetra nelle orecchie, una notte fonda illuminata da una stella che sembra proiettare vita proprio in quello scorcio.. l’ odore acre del fieno vi penetra le narici e due sagome raccolte quasi in adorazione tra l’ incredulità e la gioia di vedere un Dio che si è fatto carne, piccolo, indifeso.. bisognoso di ogni cosa, dipendere completamente da loro.
Ogni parola sarebbe superflua, nessun dono potremmo mai dare a Colui che si è fatto dono.. allora non resta che contemplare..

Ma vi dico di più.. proviamo ad avvicinarci ancora un poco, e accogliamo quello che non oseremo mai fare da soli.., Maria ci invita.. Giuseppe ci fa spazio.. e possiamo chinarci.. delicatamente poggiamo il naso sul suo collo.. un contatto affettivo che in genere è riservato a mamma e papà ma che il Signore ci lascia fare e ci permette di annusare così il buon profumo di Cristo..
Questa scena, forse e ripeto un po’ troppo azzardata, l’ ho voluta condividere in quel ritiro e rafforzarla durante questi giorni di preparazione al Natale…
Visto che sono curioso di mia natura, sono andato alla ricerca di qualche studio sull’ effetto che ha l’ odore dei neonati sulle persone e ascoltate bene, ci sono dei motivi ben fondati.. Sono sempre più convinto che Dio trovi dei modi tanto semplici quanto strabilianti per condurci a conoscerlo per quel che è veramente e non per l’ immagine distorta che gli abbiamo attribuito.
Ci sarebbe infatti una motivazione scientifica a spiegare le sensazioni provenienti da quel gesto.

Un’équipe di studiosi israeliani ha condotto una ricerca di cui i risultati sono stati sbalorditivi.
L’odore dei piccoli causata da una sostanza l’esadecanale (HEX), ha “acceso” nelle partecipanti al test una zona del cervello chiamata nucleo caudato, collegata ai meccanismi dell’apprendimento e della ricompensa.
Sembra che questa molecola induca anche effetti diversi sull’attività cerebrale, riducendo nelle donne la comunicazione tra le aree cerebrali (amigdala e giro angolare sinistro) e facilitandola invece nell’uomo riducendone l’aggressività.
In pratica, le donne che annusano i neonati diventerebbero potenzialmente più aggressive, mentre negli uomini annusare un bambino piccolo potrebbe avere un effetto calmante.

Sempre volendo fare un parallelismo e riprendendo anche il tema del congresso eucaristico da poco conclusosi, uno studio francese del 2012, avrebbe dimostrato che il profumo di pane appena sfornato, susciti nelle persone non solo una sensazione di benessere generale, ma anche una vera e propria buona disposizione nei confronti del prossimo.
Il Bambino ci invita a contemplarlo, ad immergerci in quei profumi così buoni, a gustarlo con gli occhi perché il sapore della tenerezza aumenti nel nostro cuore il desiderio di diventare come Gesù, mite e umile di cuore.
Prego il Signore che aumenti in Grazia ogni cuore che saprà accoglierlo amando e donandosi agli altri come ha fatto Lui per noi.
Un augurio dal profondo del mio cuore che questo profumo si possa spandere attraverso di voi alle vostre famiglie, gli amici e tutte le persone che vi sono affidate.. chissà che quella fragranza del “buon Pane” proprio attraverso di voi, possa raggiungere i cuori più duri.. e disarmare un mondo che sembra aver perso il senso della tenerezza per inseguire l’ oblio delle guerre.
Fabrizio Cristofanilli