Voglio ri-condividere la bellissima omelia di Don Nunzio Currao, nella Santa Messa (Omelia del 05/05/2020) nella cappella del Policlinico Gemelli in onda su TV 2000 :
“Ecco dicevo all’inizio, che da tante parti d’Italia giungono a noi, tante richieste di preghiere, voler confidare anche tante situazioni di sofferenze di povertà, però … anche io vi affido un po’ di preghiere e un po’ di compiti per casa…
Primo compito per casa : stiamo facendo i bravi?
E’ iniziata la cosiddetta fase due, come ci stiamo comportando? Mo voi direte : “adesso il prete ci fa il predicozzo”…. e invece io e vi dico di stare buoni, di comportarvi bene.. e ve lo dico con un’immagine e una frase: vedete?
due santi praticamente…; i santi della porta accanto, che sono gli operatori sanitari, che hanno scritto nelle loro tute : fate i bravi…. poi ve lo dice anche un Santo, tanto amato per noi di Roma la cui festa celebreremo il 26 maggio… il Pippo buono.. San Filippo Neri “se potete state buoni” questo è il primo compito che vi affido per casa.
In questi giorni a partire da domenica, stiamo riflettendo su un’immagine biblica molto bella, molto suggestiva. L’ immagine del buon pastore… ho ricordato all’inizio che nel mese di maggio, si celebrano tanti sacramenti, però vorrei anche ricordare che di solito, in tante diocesi del mondo, compresa anche la nostra diocesi di Roma, è prassi, è usanza nel giorno della quarta domenica di Pasqua, la cosiddetta domenica del buon pastore, ordinare i nuovi sacerdoti… e quindi, questo è il secondo compito che vorrei dare a tutti: “pregare per noi sacerdoti, pregare per tutti i sacerdoti”
Il compito potrebbe essere questo : “perché non cercare di capire, di carpire la data dell’ordinazione sacerdotale del mio parroco, del mio vice parroco e magari in quel giorno farli gli auguri? e accanto gli auguri una bella preghiera e questa bella preghiera non sarebbe male se fosse la recita del Santo Rosario” ecco il terzo compito: avete letto la bellissima lettera che Papa Francesco ha scritto per il mese di maggio ?. Ci ha regalato qualche giorno fa una lettera breve…, dove invita tutta la chiesa le famiglie a recitare il Santo Rosario e poi con la lettera ci ha regalato anche due preghiere bellissime da recitare alla fine del Rosario da recitare in famiglia.
Terzo compito : “scaricare da Internet la lettera di Papa Francesco per il mese di maggio”
La mia attenzione, riflettendo sulla pagina del Vangelo di oggi “è tutta bella la parola di Dio” ma ..il mio occhio è andato su due elementi del brano del Vangelo, su due riferimenti, uno è quello temporale e un altro spaziale. Ci dice l’evangelista, che Gesù si trova nel tempio, cammina, passeggia nel portico di Salomone ( …e questo lo aggiungo io…perché è quello che ha suscitato in me questa riflessione..”Un Dio che passeggia Genesi cap. 3, vers. 8“). era vicina.., erano i giorni della festa della dedicazione che ricordava la festa di “Hanukkah” della dedicazione, della consacrazione del tempio di Gerusalemme e i giorni in cui si fa festa. Si ricorda l’appartenenza di quel luogo a Dio; dedicare, sempre sinonimo di appartenenza. Gesù si trova in questo luogo, passeggia dentro questo luogo, noi abbiamo un’altra sensibilità… il luogo dove Dio ha scelto di porre la sua dimora è l’uomo… noi tempio dello Spirito Santo, ricordate quanto disse Gesù alla samaritana quando conversavano sulla dimora di Dio? voi nel tempio di Gerusalemme, noi sul monte Garizim… è arrivato il tempo in cui Dio, vuole dimorare in Spirito e Verità nell’uomo. Siamo noi la sua casa, allora questo riferimento di Gesù, che passeggia dentro il tempio e precisamente in quel cortile, mi fa pensare a Gesù che passeggia nella nostra vita, che cammina dentro le nostre case ….però c’è un altro riferimento nel Vangelo di oggi : era inverno dice il Vangelo… il primo riferimento spaziale, questo invece è temporale. Certo d’inverno i temporali ci stanno e la pandemia è stato un vero e proprio temporale… allora questo inverno, anche se ormai siamo a primavera inoltrata e noi lo stiamo vivendo un po’ esistenzialmente… però mi piace pensare che Gesù cammina dentro il tempio, cammina dentro la nostra casa, parla e lo fa anche in questa stagione dell’inverno.. non importa se è inverno, se tutto sembra mettere una cappa su ogni possibilità di vita e di risvegli, perché anche durante l’inverno esistenziale e in questo particolare inverno che è la pandemia, Lui cammina nel portico della nostra vita….. dobbiamo soltanto avere orecchi attenti, occhi limpidi, cuore aperto e puro per vedere i tanti segni della sua presenza, del suo passaggio, che sono alla nostra portata.
In tante diocesi, anche della nostra, il cardinal vicario, ha scritto una lettera bellissima alla nostra comunità per invitarci a fare una lettura di fede di questo momento particolarmente complesso e direi molto doloroso, per sapere cogliere i segni a volte impercettibili della presenza di Dio.
Gesù passeggia, a lui non piace stare fermo, non piace l’immobilita, non piace l’inerzia, non piace la monotonia… “sarà per questo che ieri so tutti scappati de casa” magari tanti dovevano ancora stare tranquilli… Lui Gesù, è il figlio di Dio, vive di un amore eterno che è eterno movimento, eterna novità, non si lascia vincere dal sonno dell’ inverno e dalle tante morti che incontriamo nella nostra vita.
Cammina e parla, parla e cammina. In tanti stanno riconoscendo che questa forzata quarantena chi ha educati e sensibilizzati ad un ascolto più attento della parola di Dio. Ecco vorrei che riflettessimo su questo, su questi due aspetti dell’ inverno, che questa pandemia, nel luogo dove Dio ha scelto di dimorare e che non è circoscrivibile soltanto dentro il tempio fatto da mattoni, dentro le nostre aule liturgiche, ma dentro la nostra vita, nelle nostre case, entro le pareti domestiche, nelle famiglie Lui passeggia, osserva, ascolta…….adesso non vado oltre a considerare la domanda che i giudei pongono Gesù :“allora ce dici un po’ come stanno le cose? sei tu il figlio di Dio?, Ci lasci nell’ incertezza?” magari anche noi, riformulando la domanda :“eh dicce un po’ quando finisce sta storia?” e qui non servono i manuali, non servono le parole, serve entrare nell’ intimità con lui…. Io e il Padre siamo una cosa sola… e poi portiamoci oggi dentro la mente e il cuore…. ed è ripetuto due volte nel Vangelo di oggi :nessuno vi strapperà dalle sue mani.., bellissimo questo.. ci sono delle immagini molto belle che circolano eh? “della mano grande di Dio e di noi che siamo nella sua mano” e pensare…, meditare anche questo…
Ultimo compito, lo affido ai giovani : mo tiro l’acqua al mio mulino… oggi in tanti non lo sanno, ma oggi si celebra la festa.. la memoria di un giovanotto, di un Santo giovanissimo : San Nunzio Sulprizio, noi che portiamo questo nome, festeggiamo di solito il 25 Marzo, adesso dal 2018 per volere di Papa Francesco, possiamo anche noi festeggiare questo Santo, morto giovanissimo… ha sofferto tanto, un Santo abruzzese morto a Napoli e che guarda caso è stato canonizzato nell’ ottobre di due anni fa in piazza San Pietro con altri sei beati… e tra questi due figure granitiche : Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador e poi Paolo VI che aveva beatificato Nunzio Sulprizio… e consiglio ai giovani, che hanno sofferto di più in questo periodo, questa clausura, “leggete un po’ su internet e trovate biografie più o meno lunghe di questo ragazzo.” perché vi consiglio la lettura della vita di questo Santo? …ve lo dico con le parole di Paolo VI e termino… che nel giorno della sua beatificazione disse : Nunzio Sulprizio dirà a voi giovani, come la vostra età è stata da lui illuminate e santificata, egli vi dirà come la gioventù non deve essere considerata l’età delle libere passioni, delle inevitabili cadute, delle crisi invincibili, dei pessimismi decadenti, degli egoismi dannosi, egli vi dirà piuttosto come l’essere giovani è una grazia è una fortuna… e quando leggerete la vita di questo Santo giovane, vi accorgerete che la sua vita non fu facile, è stato.. la sua vita è stata dilaniata dalla sofferenza e tuttavia lui, con l’aiuto della nonna in primis, ha imparato ad amare Gesù, ad amare Gesù eucaristia che è stata il suo sostegno, soprattutto nei momenti della prova e della malattia.”