Peccatori



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !


https://youtu.be/0cJUQP8ow_8

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9.9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

Un cuore che funziona

La storia vocazionale di Matteo è raccontata da lui stesso in questo brano del Vangelo di oggi che celebra proprio la sua festa. Matteo è un “misericordiato” per usare una parola cara a papa Francesco, cioè è uno che ha incontrato Cristo al margine di una vita che sembra ormai compromessa nella fama e forse anche nel desiderio. Gesù passa e lo chiama senza mettere nessuna condizione preventiva. E colpisce anche la velocità di come risponde a questo appello, quasi a suggerirci che quando si incontra qualcosa di vero non bisogna mai tergiversare davanti ad esso. 

Matteo fa esperienza di una di quelle caratteristiche che fanno innervosire sempre il fariseo che ci abita, la gratuità. L’amore di Gesù è gratuito, non lo si ottiene con nessun merito. È quello che Gesù cerca di dire alla fine del racconto:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Dio non si aspetta da noi chissà quali imprese o sacrifici. Vorrebbe da noi una cosa molto semplice, la misericordia, cioè un cuore che funziona. Matteo lo ha realizzato diventando evangelista. La sua scrittura è stato il modo attraverso cui ha fatto arrivare nei secoli successivi il cuore del Maestro, lo stesso che gli aveva salvato la vita. Non c’è un unico modo di usare un cuore che funziona, sarebbe bello se ognuno di noi potesse scoprire il suo.

Fonte: nellaparola.it



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