Gioia

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19 dicembre 2021

IV DOMENICA DI AVVENTO

Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)

Dio ti benedica !


IV domenica di Avvento – Anno C – Commento al Vangelo di don Fabio Rosini

Fonte: www.vaticannews.va

VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


PAROLE DEL SANTO PADRE

Dobbiamo pregare la Madonna, perché portando Gesù ci dia la grazia della gioia, della libertà della gioia. Ci dia la grazia di lodare, di lodare con una preghiera di lode gratuita, di lode, perché Lui è degno di lode sempre.

Pregare la Madonna e dirle come le dice la Chiesa: Veni, Precelsa Domina, Maria, tu nos visita, Signora, tu che sei tanto grande, visita noi e donaci la gioia! (Omelia da Santa Marta, 31 maggio 2013)

Fonte: vaticannews.va


COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

Vatican News

“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta”.

C’è una strana fretta in Maria. Sembra quasi la fretta di mettere alla prova ciò che le è accaduto, perché la verifica di ciò che pensiamo essere vero sono i fatti. Se alla prova dei fatti ciò che pensiamo essere vero rimane, allora quella cosa è davvero vera. Maria sembra far questo mettendosi in cammino verso la casa di Elisabetta.

Allo stesso tempo non credo che questa fretta sia egoistica, ma assolutamente al contrario sia una fretta di donazione, di esigenza profonda di mettersi a servizio. Infatti ogni autentica vocazione, ogni autentico amore, non ha come obiettivo innanzitutto riempire un mio vuoto, ma tentare di poter far qualcosa per qualcuno, per la felicità di qualcuno.

Se ogni cammino di maturazione umana non arriva fino al dono di sé, allora rimaniamo in trappola di forme di egoismo e di narcisismo dove gli altri ci servono solo per stare bene noi. Gli altri sono solo strumenti per essere felice io. Persino nelle azioni più lodevoli, come il servizio ai poveri e sofferenti, può nascondersi un simile cancro spirituale.

Amare queste persone per stare meglio noi, ma non amarle per ciò che sono in sé stesse. E solitamente è dai frutti che ci si accorge subito se ci troviamo da un lato o dall’altro.

“Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo; ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamò: “Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!

Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, per la gioia il bambino mi è balzato nel grembo“.

È la gioia la prova che quello che stiamo facendo è davvero sano. Quando la nostra vita riempie di gioia gli altri e sblocca la gioia in noi, così come capiterà a Maria nel Magnificat, allora questa è la prova che siamo giunti a una qualità di amore degno di questo nome.

Fonte: cercoiltuovolto.it


” Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto ”

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