#Vangelo Venerdì

E nessuno potrà togliervi la vostra gioia



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !



VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,20-23a

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Parola del Signore.



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

“La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo”.

La suggestiva immagine che Gesù usa per spiegare il significato del dolore dei discepoli, illumina, per quanto possibile, l’insondabile abisso che si spalanca davanti a noi nell’ora del dolore. Infatti paragonando il dolore dei discepoli a quello di una madre che sta per partorire, Gesù collega la sofferenza a un motivo che non soltanto fa valere la pena di quel dolore, ma che diventa esso stesso il modo attraverso cui superarlo. Infatti un dolore è insopportabile quando lo percepiamo senza motivo.

È il motivo ciò che ci fa reggere anche la fatica di qualcosa. Quando noi perdiamo il senso ogni cosa diventa assurda e quindi invivibile, insopportabile. Il dolore di una madre che partorisce non è mai dolore assurdo, ma è dolore carico di significato, e questo significato viene dal figlio stesso. Potremmo quasi dire che una madre affronta quel dolore “per amore” del figlio. Nella nostra vita a volte manca il “per amore” per cui le cose non scadano nell’assurdo e quindi nell’insopportabile.

La venuta di Gesù è quell’evento che ci dà un “per amore” per cui non far diventare mai la vita insopportabile. Infatti non di rado siamo costretti a vivere cose che ci appaiono come vuote, prive di senso, assurde: la morte di un figlio, la perdita di un lavoro, l’esperienza amara di un tradimento, l’esperienza del fallimento. Gesù riempie di significato queste cose non perché le spiega o perché le giustifica, ma perché ci dice ‘vivi e affronta questo “per amore” mio, e io ti prometto che queste cose non saranno l’ultima parola’.

È qui che comincia o cade il cristianesimo. Infatti potremmo dire che è tutta un’invenzione per farci piacere ciò che non ci piace, o che è tutto vero fino al punto che tutto sia davvero possibile. Chi ha fede scommette su questa speranza. Senza questa scommessa è già tutto perduto.

Fonte: fede2.0



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