Le sue opere sono state fatte in Dio
Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118)
Dio ti benedica !
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore.
COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO
La IV domenica di quaresima ci aiuta a dire una parola chiara sul grande mistero della Croce, segno identificativo per ogni cristiano. Molto spesso pensiamo che la centralità della Croce nella vita cristiana, consista in una sorta di amore per la sofferenza. Chi vive in questa prospettiva in realtà ha completamente frainteso il messaggio di Cristo.
Forse ha confuso la vita spirituale con le logiche del proprio Super-io, ma è completamente fuori strada, perché l’amore alla Croce non è amore alla sofferenza, ma amore alla gratuità di chi ha donato la vita per ciascuno di noi:
“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”.
La Croce ci ricorda l’immensità dell’amore con cui siamo stati amati, per questo ha un valore immensamente salvifico. E la modalità è quella di assumere la stessa posizione di chi ha bisogno di essere salvato. Ecco perché la citazione che fa Gesù dell’antico testamento ci spiega il vero significato:
“come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
L’episodio a cui fa riferimento Gesù, è l’episodio in cui il popolo d’Israele deve scontrarsi con l’esperienza della morte nel deserto messa in atto dal morso dei serpenti. Mosè chiede al Signore di salvare il popolo, e Dio comanda che si fabbrichi un serpente di rame cosicché ognuno che lo guarderà sarà guarito dal veleno. Il messaggio è chiaro: Dio vuole salvare attraverso ciò che dovrebbe uccidere. In fondo l’esperienza della salvezza è questa per noi: non un Dio che ci evita la Croce, ma un Dio che può salvarci proprio attraverso di essa. Gli anziani direbbero: “ciò che non ammazza, fortifica”.
Gesù direbbe: “Se ti lasci amare da me, anche se qualcosa ti ammazza, non può veramente toglierti la vera vita”. Ed è questo il fondamento della nostra gioia.
Fonte: cercoiltuovolto.it