#Vangelo Venerdì

In pieno territorio della Decàpoli



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !



VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore.



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

La concretezza della realtà

Uno dei sintomi del male della nostra vita è proprio l’isolamento. Soprattutto l’isolamento dalla realtà e dagli altri. Ci si rinchiude dentro la nostra testa, i nostri ragionamenti, le nostre autopsie celebrali e si confonde la realtà con ciò che invece è solo dentro la nostra testa. La cosa peggiore, poi, è quando non riusciamo nemmeno più a chiedere aiuto, a farci aiutare per venir fuori da questo isolamento. Il Vangelo di oggi parla esattamente di questo.

La storia di questo sordomuto non è semplicemente la guarigione fisica di un uomo, ma bensì il segno racchiuso proprio in esso. Gesù riapre i sensi. Riapre, cioè, le vie di comunicazione con la realtà. Ci fa tornare con i piedi per terra. Ridà valore alle cose che esistono e non alle nostre elucubrazioni mentali che sono la prima benzina delle nostre depressioni. Oggi Gesù pronuncia “Effata” cioè “Apriti” su tutte le nostre chiusure e isolamenti. E lo fa con una fisicità estrema:

“E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».”.

Dita, saliva, lingua, toccare, sono cose di una concretezza estrema. È il contatto concreto della vita l’occasione che molto spesso il Signore ci dà per guarire. Non i ragionamenti ma il lasciarsi “toccare” concretamente nelle cose, è lì che troviamo anche guarigione. Non basta riordinare le idee a volte abbiamo bisogno dell’incontro/scontro con la concretezza della realtà.

Fonte: nellaparola.it



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