In questo tempo
25/05/2021
MARTEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DI TEMPO ORDINARIO
Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118)
Dio ti benedica !
San Gregorio VII
Animato il santo da un ardente zelo per l’onor di Dio e della sua Chiesa, soddisfece alle sue incombenze con mirabile successo. Innalzato poi alla Cattedra di S. Pietro, fu allora che maggiormente spiccò il suo zelo e la sua costanza per la difesa della causa di Dio.
Riformò gli abusi che si erano introdotti specialmente nel clero, combatté il vizio, e difese e sostenne i diritti della Chiesa. Per questa sua condotta si tirò addosso l’odio dei cattivi, che erano moltissimi e potenti in quei tempi..
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Papa
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,28-31
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
PAROLE DEL SANTO PADRE
Seguire Gesù dal punto di vista umano non è un buon affare: è servire. Lo ha fatto Lui, e se il Signore ti dà la possibilità di essere il primo, tu devi comportarti come l’ultimo, cioè nel servizio. E se il Signore ti dà la possibilità di avere beni, tu devi comportarti nel servizio, cioè per gli altri.
Sono tre cose, tre scalini che ci allontanano da Gesù: le ricchezze, la vanità e l’orgoglio. Per questo sono tanto pericolose, le ricchezze, perché ti portano subito alla vanità e ti credi importante. E quando ti credi importante ti monti la testa e ti perdi. (Omelia Santa Marta, 26 maggio 2015)
Fonte: vaticannews.va
COMMENTO DON LUIGI MARIA EPICOCO
Adesso
“In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»”.
Sembra di sentire il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo che cerca di monetizzare il suo rapporto con il padre e che è un po’ quello che tutti più o meno pensiamo ma che non troviamo il coraggio di dire ad alta voce. Poi quando la vita ci pesta un piede rinfacciamo a Dio tutto: “ho sempre fatto tutto quello che dovevo fare e che la fede mi ha insegnato, perché hai fatto accadere questo?”.
È inutile, è così umana questa logica commerciale in cui vogliamo far rientrare anche Dio. Gesù non sembra scandalizzato da queste parole. È bello sapere che Gesù non si meraviglia della nostra umanità, anche quando palesa degli aspetti così mediocri. Prende sul serio anche certi aspetti, ma lo fa per portarci a un livello più alto. Il contraccambio che riceviamo non è in termini semplicemente materiali.
“In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto”.
Quel centuplo è fatto di una consapevolezza nuova che Cristo aggiunge alla nostra vita. È un di più che centuplica la nostra capacità di gustarci le cose. Cento volte in più in gusto della vita, non in semplici cose. E tutto ciò è necessario affinché non si fraintenda il cristianesimo come l’attaccamento malato alla logica del sacrificio.
Vivere di sacrificio significa vivere mortificando la vita e pensando che da quella mortificazione ne avremo una contropartita più grande. È vivere sbilanciati così tanto nell’al di là da dimenticare completamente l’al di qua. Ma se la vita eterna è tale significa che non ha a che fare solo con il dopo, ma anche con l’adesso.
Ecco perché dovremmo sperimentare una vita eterna, una vita piena anche ora, diversamente saremmo solo alienati ma non credenti. Pietro lo ha capito prima di tutti, e ci ha offerto un cristianesimo con i piedi per terra.