Il più piccolo di tutti i semi
Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118)
Dio ti benedica !
VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,31-35
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Parola del Signore.
COMMENTO DI DON LUIGI MARIA
Invisibile ma concreto
Gesù continua nel racconto del Vangelo a spiegare nella maniera più efficace a che cosa si può paragonare il regno dei cieli.
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Le immagini che Gesù usa sono necessarie per motivo molto semplice. In realtà il regno dei cieli è invisibile. Ma il suo essere invisibile non significa che non esiste. Infatti ci accorgiamo che esiste dalle sue conseguenze, dai suoi effetti. Così il granello di senape che è concretamente un piccolissimo seme, può diventare l’origine di un albero affidabile su cui anche gli uccelli possono ripararsi. A un occhio superficiale nessuno darebbe peso e importanza a quel seme, ma poi nei fatti rivela qualcosa di imprevedibile.
È così anche per la fede: può sembrare insignificante nei sui gesti, nel suo esserci nella vita di una persona, ma nelle circostanze più avverse si rivela come una presenza affidabile che fa la differenza. Oggi la liturgia ricorda Sant’Anna e San Gioacchino, nonni di Gesù. Sembra che la provvidenza attraverso questo Vangelo ci indichi ad esempio proprio nella marginalità della vecchiaia dei nonni una presenza affidabile che fa la differenza in una famiglia.
I nonni infatti, quando funzionano con la loro umanità, riescono a ridimensionare le situazioni, a sostenere, a incoraggiare, a riempire di tenerezza. Il mondo li considera inutili perché giudica sulla produttività o meno delle persone, ma agli occhi di Dio e dell’esistenza concreta delle persone sono più che importanti. Anche nei loro gesti e nel loro esserci si manifesta l’invisibile ma concreta presenza del regno di Dio in mezzo a noi che fermenta come il lievito nella pasta:
«Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
Fonte: nellaparola.it
Per descriverci il regno di Dio Gesù usa nel Vangelo di oggi due suggestive immagini: un granellino di senape e una manciata di lievito. Che significato hanno concretamente nella nostra vita? Siamo abituati a pensare che ciò che vale coincide con l’ostentazione delle grandi cose. Pensiamo che la vita valga per delle grandi imprese che in qualche modo dovremmo compiere così da legare il nostro nome a qualcosa che rimanga nel tempo, ma Gesù ci insegna che le cose che restano e su cui si fonda l’affidabilità della vita stessa, sono le piccole cose.
Basta vedere ciò che tiene in piedi una relazione di amore: in realtà essa non è fatta di cose eclatanti ma di piccole attenzioni quotidiane. Sono esse che rendono quella relazione qualcosa su cui fondare la vita, mentre bisogna sempre diffidare da chi pensa di cavarsela con qualche gesto eclatante fatto una volta ogni tanto. Tutti sanno che è meglio una piccola cosa quotidiana che una grande cosa solo per una volta.
Allo stesso modo la fede è fatta di piccole cose che riguardano l’ogni giorno, e non di grandi cose che toccano di striscio solo qualche giorno della nostra vita. La seconda immagine è presa dalle consuetudini di una donna che sa preparare il pane. Ella sa che per fermentare la pasta ha bisogno di mettere in essa il lievito. Esso non si vede se non dagli effetti. È nascosto, ma fermenta tutta la pasta. Allo stesso modo la fede non è qualcosa che si vede o che si può ostentare.
Ci si accorge di essa dagli effetti, dalla capacità cioè di saper fermentare tutta la vita. Sant’Ignazio, di cui si fa memoria oggi, ha passato buona parte della sua esistenza a servizio di questo nascosto mondo interiore che ha la capacità di motivare l’esistenza intera.
Fonte : pagina ufficiale Facebook