Ecco la serva del Signore



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !


https://youtu.be/_vjLEbg_occ

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

L’”ECCOMI” DI MARIA

La storia della salvezza nasce da questa semplice parola pronunciata da Maria di fronte all’”enormità” dell’annuncio dell’angelo. Come sottolinea con grande profondità l’autore, siamo chiamati a riflettere sul fatto che questa giovane fanciulla, certamente turbata, si fida immediatamente di quanto le viene rappresentato pur comprendendo, anche se confusamente e fin da subito, il carico di gioia e di dolore che la scelta di Dio avrebbe comportato per la sua vita. A differenza di quanto noi siamo abituati a fare in ogni frangente importante, Maria non fa alcun calcolo sul futuro, ma vive pienamente il “qui ed ora” dell’oggi mettendosi completamente a disposizione del Signore.

«Eppure dall’apice di questa vertigine carica di paura e di adrenalina, Maria dice “Eccomi”. Sono qui. Adesso. È l’espressione più bella di tutta l’umanità. È l’affermazione di chi dichiara di esistere non nel ricordo di ciò che è passato, né nei progetti di ciò che dovrà accadere domani, ma qui ed ora, in questo istante. Il primo vocabolo della nostra fede è quest’Eccomi. Dovremmo impararlo a pronunciare ogni mattina. Davanti a tutte le circostanze. Nell’ora della gioia, come in quella del dolore: Eccomi. Sono qui, voglio affrontare, mi voglio fidare. Non capisco tutto ma metto ciò che posso, cioè metto ciò che sono ora».

Non è per niente facile per noi ripetere “Eccomi” e, solo con il Suo aiuto e attraverso la preghiera, possiamo cercare almeno di avvicinarci a quel Si incondizionato:

«Santa Maria, Vergine del Sì. Tu che con la tua consapevole incoscienza ci insegni a pronunciare gli eccomi decisi della vita, aiutaci a riconoscere ciò che vale il rischio da ciò che non lo vale. Fa’ che riusciamo di nuovo a prendere sul serio ciò che il nostro cuore intuisce, e liberaci dalla tentazione di calcolare tutto, perché tolte le debite prudenze, i calcoli sono quasi sempre troppo stretti per contenere la vita».

LA “FRETTA” DI MARIA

Dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele Maria non resta immobile, ma si mette in viaggio per andare a trovare Elisabetta, velocemente e senza indugio, come ci mostra il Vangelo di Luca: “si alzò e andò in fretta”. Perché “in fretta”? L’autore offre una sua interpretazione personale all’azione di Maria:

«Penso che dietro questa apparente “fretta” ci fosse la voglia di esorcizzare la tentazione di rimanere troppo tempo a crogiuolarsi nei pensieri, nell’onore di aver ricevuto una vocazione così grande, nella preoccupazione di non avere tutte le forze necessarie per fare ciò che il Signore le domandava. Agisce immediatamente correndo a fare qualcosa per qualcun altro. Assume quella posizione di servizio che il Figlio, anni dopo, avrebbe assunto ai piedi dei discepoli, costringendoli ad imparare che la più alta forma di autorità è il servire gli altri e non l’usarli».

Don Luigi Maria Epicoco sottolinea come in Maria, Grazia e Azione formino uno speciale connubio, “un binomio che in lei si riassume in un equilibrio perfetto”. Spesso invece immaginiamo una Madonna fissa e ferma, cristallizzata in pose sdolcinate, scrive l’autore, e dimentichiamo che come ogni madre è stata sempre affaccendata, presa da mille occupazioni, pronta a correre in soccorso “di ogni figlio che il Signore gli ha affidato come da testamento sulla croce”.

«Corre Maria, e corre nei giorni più belli ma anche più fastidiosi della gravidanza, i primi tre mesi. Non sapremo mai quanto quel viaggio fosse stato tollerato da Giuseppe, o da Anna e Gioacchino, suoi genitori. Il Vangelo non ci dice nulla a tal proposito. Di certo sappiamo che arrivò a casa di Zaccaria dalla cugina Elisabetta, e per la prima volta nella storia qualcuno sussultò di gioia per quella vita che si portava nel grembo. Un grande profeta dei nostri tempi, don Tonino Bello, ci ha fatto notare come quel pellegrinaggio di Maria fatto sino a casa della cugina, fosse stata la prima processione del Corpus Domini della storia».

MARIA: DA MADRE DI GESÙ A MADRE DI TUTTI GLI UOMINI

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

È il venerdì Santo: sotto la croce sono rimaste solo le donne e Giovanni, il discepolo prediletto. Gli altri “suoi” sono fuggiti tutti, temendo di fare la stessa fine del Maestro. Prima della sua morte Gesù lascia al mondo la più grande eredità, affidando Giovanni a Maria la consegna come Madre di tutti gli uomini. “Sotto quella croce, la maternità di Maria si allarga fino ad abbracciare ogni uomo e ogni donna di tutti i tempi e luoghi”.

Maria diventa pertanto Madre di tutti gli uomini nel momento del dolore, a significare che Ella, pur essendo sempre vicina ad ognuno di noi, lo è in particolare quando siamo nella sofferenza e quando attraversiamo la prova più grande.

«La sofferenza di questa madre trafitta dal dolore più grande che qualcuno possa provare, cioè la morte di un figlio, l’abilita a comprendere ogni singolo frammento dell’umana sofferenza. La rende credibile davanti a quei perché senza risposta che gettano nella disperazione molti di noi. È Madre perché ci ha partoriti con doglie dolorose sotto la croce del nostro Fratello maggiore. Ella soffre, ma da quella sofferenza nasce la Chiesa, nasciamo noi, nasce ogni tentativo di essere felici. E Giovanni è lì accanto a Lei, e aspetta assieme ad Ella la fine di questo parto, i tre giorni più lunghi della storia».

Commento del 8 dicembre 2018

Fonte: cercoiltuovolto.it



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