Sono venuto a gettare fuoco sulla terra
21 ottobre 2021
GIOVEDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DI TEMPO ORDINARIO
Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118)
Dio ti benedica !
Beato Giuseppe Puglisi
Don Giuseppe Puglisi nacque a Brancaccio un quartiere di Palermo il 15 settembre 1937 da Carmelo, calzolaio, e Giuseppa Fana, sarta. Entrò nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e venne ordinato sacerdote..
Presbitero
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
PAROLE DEL SANTO PADRE
La Chiesa non è un’organizzazione umana – è umana ma non è solo un’organizzazione umana -, la Chiesa è il tempio dello Spirito Santo.
Gesù ha portato il fuoco dello Spirito sulla terra e la Chiesa si riforma con l’unzione, la gratuità dell’unzione della grazia, con la forza della preghiera, con la gioia della missione, con la bellezza disarmante della povertà.
Mettiamo Dio al primo posto! (Omelia dalla Messa di Pentecoste, 23 maggio 2021)
Fonte: vaticannews.va
COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO
Sentirsi vivi
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!(…) Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”.
Come uno schiaffo che all’improvviso ci piomba in faccia per svegliarci da un torpore, così le parole del Vangelo di oggi sembrano avere il medesimo effetto su ciascuno di noi. Basta guardarsi intorno e accorgersi della totale mancanza di passione da cui siamo circondati. Sembra che in fondo ci manca qualcosa per cui “bruciare”. Bruciare di passione, di iniziative, e perché no, anche di cadute. La pace che aneliamo è una pace finta, fatta con tutti gli antidolorifici che scoviamo. L’importante è non sentire dolore e fatica e non importa se non sono felice, l’importante è che non mi stanco troppo, che non soffro troppo, che non mi scomodo troppo. Abbiamo tirato su una generazione di infelici perché ci siamo convinti che non abbiamo le capacità di risolvere i problemi. Ci siamo dimenticati che delle volte per diventare noi stessi bisogna fare la fatica di dividersi dalla massa, di distinguerci.
“D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.
Non è rinnegare un padre o una madre, ma saper essere noi stessi anche al di là di loro. Non è mettere tutti d’accordo ma essere tutti vivi e sentire la vita come qualcosa di vivo. Cerchiamo sempre situazioni dove abbiamo il controllo, ma la vita per definizione sfugge il controllo. La vita non è un museo da tenere in ordine e ben catalogato. La vita invece è fatta di scelte, tentativi, sogni per cui lottare, sofferenze da affrontare, incomprensioni da digerire. In questo senso Gesù è venuto a mettere in discussione tutto affinché tutto divenga ciò che è per davvero. Gesù è venuto a portare il fuoco, quello per cui vale la pena svegliarsi ogni mattina.
Fonte: nellaparola.it