II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Altri contadini



Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)


Dio ti benedica !


https://youtu.be/HxJxlb5L_Lw

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Parola del Signore.



COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò.

La nostra vita è una vigna che non abbiamo voluto noi, non abbiamo piantato noi, non l’abbiamo resa possibile noi, ma che alla fine di tutto ci è stata affidata con un atto di fiducia che si manifesta attraverso l’assenza del padrone. Un padrone può allontanarsi infatti solo se si fida. Eppure noi questa assenza la fraintendiamo sempre. O la intendiamo come abbandono (ci ha lasciati soli) oppure come delirio di onnipotenza (la vita è mia). Ecco perché la reazione dei servi è violenta:

Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.

L’abbandono e il delirio di onnipotenza fanno sempre emergere violenza, rabbia, rancore dal nostro cuore. È importante quindi che venga qualcuno a guarirci da questo fraintendimento. È questo il vero motivo per cui Dio manda Suo Figlio nel mondo, perché ristabilisca la giusta guarigione a ciò che noi percepiamo in maniera sbagliata. Ma accade qualcosa di peggiore:

Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero.

Dietro le parole di Gesù si nasconde profeticamente la fine che gli faranno fare. Cosa ci può essere come conseguenza se non questo:

Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo.

Ma Gesù ci ha mostrato che da quella morte ingiusta che ha subito non è scaturita una condanna ma un perdono salvifico per tutti, specie per coloro che più degli altri gli hanno fatto del male. Gesù è un imprevisto che quei servi non avevano calcolato.

Fonte: cercoiltuovolto.it



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