Io sono il pane disceso dal cielo

XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Lampada per miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino

(Salmo 118)

Dio ti benedica !


Santo del giorno

san francesco d’assisi pastore e martire



XIX domenica del Tempo ordinario Anno B – Commento di don Fabio Rosini al Vangelo


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,41-51

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».


PAROLE DEL SANTO PADRE

Dinanzi all’invito di Gesù a nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue, potremmo avvertire la necessità di discutere e di resistere, come hanno fatto gli ascoltatori di cui ha parlato il Vangelo di oggi.

Questo avviene quando facciamo fatica a modellare la nostra esistenza su quella di Gesù, ad agire secondo i suoi criteri.

Nutrendoci di questo cibo possiamo entrare in piena sintonia con Cristo, con i suoi sentimenti, con i suoi comportamenti.

Per questo è tanto importante comunicarsi, è tanto importante andare alla Messa, e ricevere la comunione, perché è ricevere il corpo di Cristo.

E’ ricevere questo Cristo che ci trasforma dentro, è ricevere questo Cristo che ci prepara per il cielo. (Papa Francesco, Angelus del 19 agosto 2018)

Fonte: vaticannews.va


COMMENTO DI DON LUIGI MARIA EPICOCO

Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità. Si chiamano virtù teologali perché sono un dono non uno sforzo dell’uomo. È sbagliato quindi frustrarsi pensando di essere incapaci di fede, di speranza o di amore. Nessuno ci dice che dobbiamo essere capaci di queste tre cose, ci viene piuttosto detto che bisogna essere capaci di domandare e di accogliere questi doni.

Liberi da quest’ansia da prestazione veniamo ricollocati con gioia davanti a un Dio che muore dalla voglia di darci questi tre doni. È l’intento di Gesù nel Vangelo di oggi quando dice esplicitamente:

“Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.

Quando pensi di non aver fede non perdere tempo a colpevolizzarti, domandala al Signore.

Quando pensi di non avere speranza non perdere tempo a fingere di essere ottimista, domandala al Signore.

Quando pensi di non avere amore, non perdere tempo nel sentirti sbagliato domandalo al Signore.

In questo domandare Dio risponde attraverso il Figlio. Gesù è la maniera che Dio ha di donarci questi tre doni.

I sacramenti sono il Figlio.

Soprattutto nell’Eucarestia noi riceviamo una scorta di fede, di speranza e di carità. Riceverla però non ci assicura che la useremo.

Per questo la Grazia provoca la nostra libertà, affinché al dono corrisponda una scelta. Alla fede, alla speranza e alla carità corrispondano la fiducia, l’audacia e il saper morire per chi si ama. Ha ragione quindi Sant’Agostino a ricordarci che “il Dio che ci ha fatti senza di noi, non ci salva senza di noi”.

La grazia e la nostra libertà diventano il binomio vero su cui si poggia la storia della salvezza, perché la redenzione non è semplicemente Dio che ci salva, ma noi che ci lasciamo salvare da Lui. Non siamo salvi per forza, siamo salvi per dono e per adesione a questo dono.

Uno può anche lanciarti un salvagente ma tocca a te aggrapparti e farne buon uso. Siamo chiamati a non sprecare il dono, o in assenza di esso a saperlo chiedere con umiltà.

“Signore, aumenta la nostra fede”.


“ Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo ”

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