La via agostiniana dell’interiorità
Papa Francesco aveva indicato questa “via agostiniana” dell’interiorità che conduce a Dio già all’inizio del suo pontificato, quando il 28 agosto del 2013, a Roma, nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, aprendo il Capitolo generale dell’Ordine di Sant’Agostino, ha spiegato che l’inquietudine del cuore è ciò che porta a Dio e all’amore ed ha esortato a lasciarsi sospingere dall’inquietudine personale per conoscere Cristo e dall’inquietudine delle necessità altrui per rispondere all’amore.
L’inquietudine del cuore che porta a Dio
Non è da disdegnare questa inquietudine perché muove verso Dio e Papa Francesco ha ricordato proprio l’esperienza del vescovo di Ippona:
In Agostino è proprio questa inquietudine del cuore che lo porta all’incontro personale con Cristo, lo porta a capire che quel Dio che cercava lontano da sé, è il Dio vicino ad ogni essere umano, il Dio vicino al nostro cuore, più intimo a noi di noi stessi.
Aggiungendo poi che:
L’inquietudine della ricerca della verità, della ricerca di Dio, diventa l’inquietudine di conoscerlo sempre di più e di uscire da sé stesso per farlo conoscere agli altri. È proprio l’inquietudine dell’amore.
Proprio questa”santa” inquietudine, mi ha portato a cercare risposte chiedendo “luce” allo Spirito Santo, attraverso l’ intercessione della Beata Vergine Maria..
Avendolo ricevuto come “dono” lo metto a disposizione di quanti lo Spirito Santo vorrà illuminare.
Dal “Commento alla prima lettera di S. Giovanni di S. Agostino”
Non ha lo Spirito di Dio chi ostacola l’unità
11. Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito. Giovanni aveva detto: “Da questo segno conosciamo che rimane in noi, per lo Spirito che ci ha dato”. Guardate da dove riconosce lo stesso Spirito: “Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito”, ma provate gli spiriti, se vengono da Dio (1 Gv. 4, 1). Chi prova gli spiriti? Giovanni ci presenta un problema difficile, fratelli miei. E’ bene per noi che sia lui stesso a dirci in che modo possiamo discernerli. Ce lo dirà, non temete; ma prima di ogni cosa fate attenzione: osservate che è da queste parole che gli eretici prendono lo spunto per lanciare le loro accuse. Fate attenzione e sentite che cosa dice: “Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito, ma provate gli spiriti, se vengono da Dio”.
Lo Spirito Santo è designato nel Vangelo col nome di acqua, quando il Signore dice a gran voce: “Se uno ha sete, venga da me e beva; chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Ora l’evangelista ci spiega a che cosa il Signore fa allusione; aggiunge infatti subito dopo: “Questo diceva riferendosi allo Spirito Santo che avrebbero ricevuto quelli che avrebbero creduto in lui”. Perché il Signore non battezzò molti? Quale la risposta? “Lo Spirito Santo ancora non era stato dato, perché Gesù non era stato glorificato” (Gv. 7, 37-39). Essi avevano già il Battesimo, ma non ancora avevano ricevuto lo Spirito Santo, che il Signore mando dal cielo nel giorno di Pentecoste. Si attendeva la glorificazione del Signore, affinché venisse dato lo Spirito Santo. Ma, prima che egli fosse glorificato e prima che ce lo inviasse, invitava gli uomini perché si preparassero a ricevere quell’acqua circa la quale aveva detto: “Se uno ha sete, venga da me e beva; chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Che cosa significa: “fiumi di acqua viva”? Che cosa è quell’acqua? Nessuno mi interroghi, interroghi il Vangelo. “Egli diceva ciò parlando dello Spirito Santo che avrebbero ricevuto quanti avrebbero creduto in lui”. Altra cosa è l’acqua del sacramento, altra l’acqua che significa lo Spirito di Dio. L’acqua del sacramento è visibile; l’acqua dello Spirito è invisibile. Questa pulisce il corpo ed è segno di ciò che avviene nell’anima; per mezzo dello Spirito l’anima stessa viene mondata e alimentata. E’ proprio lo Spirito di Dio che non possono avere gli eretici e chiunque si separi dalla Chiesa. Quanti non si separano apertamente, ma si staccano per colpa del loro peccato e pur rimanendo dentro si agitano come paglia senza essere grano, costoro non hanno lo Spirito Santo. Questo Spirito è stato indicato dal Signore col nome di acqua. Abbiamo udito in questa Epistola: “Non vogliate prestar fede ad ogni spirito”; ci sono anche le parole di Salomone a testimoniare ciò: “Astieniti dall’acqua straniera”. Cosa è quest’acqua? Lo Spirito. L’acqua significa sempre lo Spirito? Non sempre; ma in alcuni passi significa lo Spirito, in altri il battesimo, in altri i popoli, in altri la sapienza. In un certo passo trovi detto: “La sapienza è una sorgente di vita per quelli che la possiedono” (Prov. 16, 22). Nei diversi passi delle Scritture, dunque, il termine acqua ha diversi significati. Qui però col nome di acqua avete sentito indicato lo Spirito Santo, non per una nostra interpretazione, ma per testimonianza del Vangelo, che dice: “Questo diceva parlando dello Spirito che avrebbero ricevuto quelli che avrebbero creduto in lui”. Se dunque col termine di acqua si indica lo Spirito Santo, e se questa Epistola ci dice: “Non vogliate prestar fede ad ogni spirito, ma provate gli spiriti, se vengono da Dio” dobbiamo comprendere che identico è il senso della frase: “Astieniti dall’acqua straniera e non bere ad una fonte straniera” (Prov. 9, 18). Che cosa significa: “Non bere ad una fonte straniera”? Significa: non fidarti di uno spirito estraneo.
Gli eretici riconoscono l’incarnazione…
12. Resta da vedere quali siano le prove per stabilire che si tratta dello Spirito di Dio. Giovanni ci ha dato un segno probabilmente difficile da interpretare. Tuttavia esaminiamolo. Dobbiamo ritornare alla carità: è la carità che ci istruisce, perché essa è l’unzione di Dio. Tuttavia che cosa ci dice Giovanni? “Provate gli spiriti, se vengono da Dio”, poiché molti falsi profeti sono sorti in questo mondo. Sono compresi qui tutti gli eretici e gli scismatici. In che modo dunque si prova uno spirito? Giovanni prosegue: Da questo si conosce lo Spirito di Dio. Drizzate le orecchie del cuore. Stavamo faticando e dicevamo: Chi conosce queste cose, chi sa distinguerle? E ecco che egli ce ne offre il segno. “Da questo si conosce lo Spirito di Dio”: ogni spirito che confessa che Gesù Cristo è venuto nella realtà della carne, viene da Dio. Ed ogni spirito che non confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne, non viene da Dio; e costui è un anticristo sul quale avete sentito dire che verrà, ed ora si trova in questo mondo (1 Gv. 4, 1-3). Le nostre orecchie si drizzano per comprendere il discernimento degli spiriti, ma ciò che abbiamo udito non ci sembra tale da facilitarci tale discernimento. Che cosa dice infatti? “Ogni spirito che confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne, viene da Dio”. Dunque lo spirito che è negli eretici viene da Dio, dal momento che confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne? Anzi, mi pare di vederli alzati contro di noi e dirci: Siete voi a non avere lo Spirito di Dio, noi invece confessiamo che Gesù Cristo è venuto nella carne. Giovanni dunque nega che abbiano lo Spirito di Dio coloro che non confessano che Gesù è venuto nella carne. Domanda agli ariani: essi confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne; interroga gli eunomiani: confessano che Cristo è venuto nella carne; interroga i macedoniani: confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne; interroga i catafrigi: confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne; interroga i novaziani: confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne. Tutte queste eresie hanno forse lo Spirito di Dio? Non sono falsi profeti? Non vi è in loro nessuna seduzione, nessun inganno? Ma sì essi sono gli anticristi, essi che sono usciti dalle nostre file, ma non erano dei nostri.
…ma non hanno la carità…
13. Che cosa dunque fare? Da dove derivare i criteri per il discernimento? Cercate di capire: andiamo insieme uniti col cuore e bussiamo. Vigila la carità stessa, poiché sarà essa a picchiare, essa ad aprire: tra poco comprenderete, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Già avete udito prima che fu detto: “Chi nega che Gesù Cristo è venuto nella carne… costui è un anticristo” (1 Gv. 2, 22). Allora ci siamo chiesti chi è che lo nega; poiché noi non lo neghiamo e neppure loro. Trovammo che alcuni lo negano coi fatti (cf. III, 7-9); ci servimmo allora della testimonianza dell’Apostolo che dice: “Confessano di conoscere Dio, ma coi fatti lo negano” (Tit. 1, 16). Continuiamo perciò a investigare sui fatti e non sulle parole.
Chi è lo spirito che non proviene da Dio? “Chi nega che Gesù Cristo è venuto nella carne”. E chi è lo spirito che proviene da Dio? “Quello che confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne”. Ma chi confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne? Orsù, o fratelli, fissiamo la nostra attenzione sulle opere, non sul suono delle parole. Cerchiamo perché Cristo è venuto nella carne e troveremo chi è colui che nega che egli è venuto nella carne. Se infatti presti attenzione alle parole, potrai udire molte eresie che asseriscono che Cristo è venuto nella carne; ma la verità le smaschera. Perché Cristo è venuto nella carne? Non era forse Dio? Non è stato scritto di lui: “In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio” (Gv. 1, 1)? Non pasceva gli angeli e non li pasce ancora? Non venne forse quaggiù senza allontanarsi da lassù? Non è asceso là in modo da non lasciarci? Perché dunque venne nella carne? Perché era necessario che additasse ai nostri occhi la speranza della risurrezione. Era Dio e venne nella carne; Dio infatti non poteva morire, la carne poteva morire; perciò venne nella carne, per morire per noi. In che modo è morto per noi? “Non c’è carità più grande di chi dà la vita per i suoi amici” (Gv. 15, 3). La carità dunque lo spinse ad incarnarsi. Dunque chi non ha carità, nega che Cristo è venuto nella carne. Poni una domanda ora a tutti gli eretici: – Cristo venne nella carne? – Sì, venne; lo credo e lo confesso. – E invece lo neghi. – Ma in che modo lo nego? – Ascolta e te lo dico, anzi ti farò convinto che lo neghi. Tu l’affermi con la voce, ma lo neghi col cuore; lo affermi con le parole ma lo neghi coi fatti. – Ma in che modo, mi chiedi, io lo nego coi fatti? – Perché Cristo venne nella carne per morire per noi. Egli è morto per noi, proprio per insegnare a noi una carità immensa: “Non c’è carità più grande di chi dà la vita per i suoi amici”. Tu non hai la carità, perché per una questione di amor proprio rompi l’unità. Comprenderete dunque da questo principio qual è lo spirito che proviene da Dio. Battete con le nocche questi vasi di creta per assicurarvi che non portino delle crepe e non suonino male; controllate se suonano bene, vedete se in essi c’è la carità. Ti sottrai all’unità di tutta la terra, dividi la Chiesa con gli scismi, strazi il corpo di Cristo. Egli venne nella carne per portare tutti all’unità: tu sbraiti per dividere. Lo Spirito di Dio è dunque quello che dice che Gesù è venuto nella carne; che fa questa affermazione non con la lingua ma coi fatti; che lo dice non col suono della parole, ma con l’amore. Non è spirito di Dio quello che nega che Gesù Cristo è venuto nella carne; quello che lo nega appunto non con le parole ma con la vita, non con le parole ma coi fatti. E’ dunque chiaro il criterio di discernimento, fratelli. Molti sono dentro la Chiesa, ma soltanto in apparenza; nessuno vi è fuori, se non realmente.
…e rompono l’unità della Chiesa…
14. Volete una prova che Giovanni fa riferimento ai fatti? Egli dice: “Ogni spirito, che dissolve il Cristo, negando che è venuto nella carne, non proviene da Dio”. “Dissolvere” è un verbo che ha riferimento coi fatti. Con questo verbo chi viene indicato? Colui che nega. Per questo ha detto: “dissolve”. Egli è venuto a unire insieme, tu vieni a disgregare. Vieni a disgregare le membra di Cristo. Puoi dire di non negare che Cristo è venuto nella carne, tu che spezzi l’unità della Chiesa di Cristo, che lui aveva raccolto? Tu dunque vai contro Cristo; sei un anticristo. Sia tu dentro o fuori, sei un anticristo; ma quando sei dentro, stai nascosto; quando sei fuori ti rendi manifesto. Tu distruggi Gesù e dici che non è venuto nella carne; tu non provieni da Dio. Perciò Cristo dice nel Vangelo: “Chiunque avrà sciolto uno solo di questi pur piccoli comandamenti e così avrà insegnato, sarà chiamato il più piccolo del Regno dei cieli”. Che significa qui “sciogliere”? Che significa “insegnare”? Si scioglie coi fatti e si insegna normalmente con le parole. “Tu che predichi di non rubare, rubi” (Rom. 2, 21). Chi ruba, scioglie coi fatti il comandamento e per così dire insegna. “Egli sarà chiamato il più piccolo del Regno dei cieli”, cioè della Chiesa di quei tempi. Di lui fu detto: “Fate le cose che dicono; le cose che fanno, non fatele (Mt. 23, 3). Chi invece avrà fatto e così avrà insegnato a fare, sarà detto grande nel Regno dei cieli” (Mt. 5, 19). Qui la parola “fare” il Signore la oppone a “dissolvere”, cioè a “non fare” e ad “insegnare così”. Dissolve dunque chi non fa. Che cosa ci insegna, se non di interrogare i fatti e di non credere alle parole?
L’oscurità dell’argomento ci costringe a numerose puntualizzazioni: soprattutto perché ciò che il Signore si degna di rivelare, giunga anche ai fratelli più lenti a comprendere; poiché tutti sono stati pagati col sangue di Cristo. Per questo temo che non si possa terminare in questi giorni il commento di questa Epistola , come avevo promesso; ma, come piace al Signore, è meglio accantonare il rimanente, piuttosto che aggravare i cuori con cibo eccessivo.
Buon cammino in spirito di umiltà e carità avendo fede e speranza in Cristo.