La vostra tristezza si cambierà in gioia
13/05/2021
GIOVEDÌ DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA
Beata Vergine Maria di Fatima
Era il 13 maggio 1917 quando Lucia, Francesco e Giacinta, tre ragazzi di 10, 9 e 7 anni di un paesino di nome Fatima in Portogallo, videro su un leccio «una signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole..
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Apparizione
Dio ti benedica !
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,16-20
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla?
Non comprendiamo quello che vuol dire».Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”?
In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
PAROLE DEL SANTO PADRE
La gioia cristiana è il respiro del cristiano, un cristiano che non è gioioso nel cuore non è un buon cristiano. E’ il respiro, il modo di esprimersi del cristiano, la gioia.
Non è una cosa che si compra o io la faccio con lo sforzo, no: è un frutto dello Spirito Santo.
Quello che fa la gioia nel cuore è lo Spirito Santo. La gioia non è vivere di risata in risata. No, non è quello. La gioia non è essere divertente. No, non è quello. E’ un’altra cosa.
La gioia cristiana è la pace. La pace che c’è nelle radici, la pace del cuore, la pace che soltanto Dio ci può dare. Questa è la gioia cristiana. Non è facile custodire questa gioia. (Santa Marta, 28 maggio 2018)
Fonte: vaticannews.va
COMMENTO DON LUIGI MARIA EPICOCO
Affidarsi
“Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”.
Non si può comprendere nulla del Vangelo di oggi se dimentichiamo che ci troviamo al capitolo 16 del Vangelo di Giovanni, che per intenderci è il punto focale di tutto il racconto della passione di Gesù.
Le ore qui raccontate sono le poche che separano Gesù dalla sua fine. Il non vederlo è riferito alla sua morte e sepoltura, il rivederlo è riferito alla sua resurrezione, ma questo i discepoli giustamente non riescono a capirlo.
Esattamente come è difficile per ciascuno di noi capire qual è il senso del buio che tante volte siamo costretti a vivere. Nel cuore di ogni nostro venerdì santo regna la confusione, la paura, lo smarrimento.
Quando si soffre, quando si è in croce non si comprende mai il perché di tutto ciò. Come può Dio permetterlo, e dove in realtà ci sta conducendo? Sono domande che quando le si pronuncia nel cuore di una sofferenza sono destinate a rimanere senza risposta.
È così che capita anche a Gesù. Ma Egli ci insegna che in simili ore non bisogna rimanere ostaggio dei ragionamenti, ma bisogna imparare ad affidarsi.
«State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Il mondo a cui si riferisce Gesù è il mondo basato sull’odio, il male e l’egoismo. C’è un momento in cui la croce sembra la vittoria schiacciante del male. Ma questa gioia è destinata a finire. C’è infatti qualcosa che nessuno sa, e cioè l’imprevisto della resurrezione.
Credo che è questa fede semplice e rocciosa che ha animato i pastorelli di Fatima di cui oggi ricorre l’anniversario della prima apparizione. Avevano tutto contro, e due di loro morirono quasi subito, eppure avevano ragione a sperare e a fidarsi di Maria.
A noi molto spesso manca questa fiducia, questo affidamento al di là di ogni perché a cui non riusciamo a rispondere.