VANGELO DEL GIORNO – GIOVEDÌ DELLA III SETTIMANA DI TEMPO ORDINARIO

SAN TOMMASO D’AQUINO, SACERDOTE DOMENICANO, DOTTORE DELLA CHIESA, PATRONO DELLE SCUOLE CATTOLICHE

28/01/2021

Dio ti benedica !

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VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,21-25

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Fratelli e sorelle, le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni. Questo significa che il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità, come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente; non ci ha fatto pagare la redenzione. Ci ha salvato gratuitamente. E noi, dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità. (Angelus, 11 novembre 2018)

Commento

«Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce».

Dare il giusto nome

La scelta di campo che fa Gesù è quella di parlare chiaramente, senza più nessun enigma. La parabola non è un modo per nascondere le cose ma per farle capire meglio. È importante tutto questo perché sovente nella nostra vita abbiamo difficoltà a giocare a carte scoperte. Non affrontiamo mai i problemi chiaramente, dando il giusto nome alle cose.

Mettere in luce

Agiamo sempre sotto banco sperando forse di risolvere le cose senza mai affrontarle direttamente. Ma quello che ci è utile è agire alla luce del sole, mettendo in alto ciò che conta e smettendo di nasconderci dietro un diplomatichese che non porta davvero frutto. La fede, ad esempio, non può essere usata come qualcosa di intimistico da tenere nascosto in qualche cassetto delle esperienze personali. 

Testimonianza

Chi crede deve poter lasciare che la luce della fede illumini ogni frammento di vita. Delle volte per paura di ostentare pecchiamo di un’eccessiva discrezione che non fa cogliere nessuna differenza tra noi e chi non crede. Il Vangelo non ci chiede proclami ma testimonianza. Non vuole che ostentiamo ma che mostriamo. Se Gesù è la luce, allora questa luce si deve vedere in qualche modo. Ma avere la fede non significa sentirsi migliori, ne tanto meno serve a sentirci autorizzati a giudicare gli altri. Ci fa allora bene ricordare quest’ulteriore insegnamento di Gesù:

«Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

L’ ago della bilancia

Se ci ricordassimo di tutto questo, daremmo un peso alle nostre parole e ai nostri giudizi completamente diverso. Si diventa spietati su gli altri e si spera misericordia su se stessi. Ma siamo noi l’ago della bilancia su come saremo noi giudicati a nostra volta da Colui che è l’unico che può davvero farlo.

“Bilance” Luigi Maria Epicoco